Idrico, la Pdl Daga “un passo indietro di 30 anni”

Ferrero, presidente di Anfida, al Festival dell’acqua: “Spesso si sottovaluta la complessità dei processi nel settore”

Tra le molte critiche alla Pdl Daga sull’idrico emerse nel corso del Festival dell’acqua di Bressanone (QE 17/5) c’è anche quella di Anfida, l’associazione acquedotti privati aderente a Confindustria Energia.

Nell’occasione la presidente Anna Ferrero ha spiegato come il testo prospetti una copertura degli investimenti nel sistema idrico integrato attraverso “tariffa e sostegno della Cassa Depositi e Prestiti. Ci sovvengono due quesiti: qualcuno ha fatto comprendere ai cittadini che dovrebbero aumentare in modo significativo le tariffe? Si cita sempre la Cdp ma ci si chiede se possa erogare risorse a tassi disallineati dai riferimenti di mercato”.

Dunque, ha proseguito la presidente, “riteniamo, ma non siamo i soli, che il far venire meno i pilastri della certezza delle condizioni economiche e giuridiche sulle quali si dovrebbe sviluppare un servizio complesso e bisognoso di investimenti da garantire nel tempo possa far ripiombare il settore idrico italiano in una situazione forse peggiore di quella che abbiamo vissuto 30-40 anni fa”.

Uno dei problemi, in particolare, è che “spesso viene sottovalutata la complessità dei processi che caratterizza l’intero ciclo della gestione di questo bene”, mentre “a volte non si ricorda a sufficienza quanto gli investimenti abbiano effetti positivi sull’occupazione” e la loro “importanza anche per la maggiore capacità di fare innovazione e ricerca”. Tutto ciò, secondo Ferrero, in un contesto italiano in cui “le tariffe continuano ad essere fra le più basse in Europa, forse del mondo”.

Infine un passaggio sugli effetti della normativa comunitaria. “L’Europa emana direttive con finalità generali, di salvaguardia dell’ambiente e attenzione alla salute dei cittadini, ma non si fa abbastanza per fare conoscere gli obiettivi finali. L’Unione è quindi percepita come emanatrice di vincoli, lacci, penalizzazioni. Da parte della governance e dell’Amministrazione Ue ci dovrebbe essere maggiore consapevolezza sull’importanza di comunicare e fornire adeguata informazione. Questo sforzo consentirebbe ai cittadini dei singoli Paesi di non cadere in facili slogan populisti e contribuirebbe a far sentire l’Europa come la nostra patria comune anche quando parliamo di acqua”.

Fonte: Quotidiano Energia